Cosa vedere a Trieste in un weekend
La città porto franco imperiale diventata capitale dei cafè letterari

Alla scoperta della vera anima di Trieste, splendida città sul mare, famosa per il suo fascino mitteleuropeo, il commercio del caffè, la vivacità culturale stimolata da una comunità multietnica dalla storia importante.
Divenuta, in epoca romana, uno dei più importanti porti dell’Alto Adriatico, Trieste trova un periodo di grande prosperità sotto la protezione dell’Austria. Nel 1719 diventa porto franco e assume un ruolo di enorme rilevanza strategica per l’Impero, in quanto suo unico sbocco sul mare.
Grazie allo sviluppo dell’industria navale, e quindi degli scambi internazionali di quegli anni, Trieste beneficia di grandi investimenti, diviene capitale del commercio del caffè, richiestissima bevanda da poco scoperta dalle élite europee, si accentua la sua multietnicità in quanto, fiorente snodo economico, è meta lavorativa per le nazioni limitrofe, e nascono banche e assicurazioni, come le Generali fondate nel 1831. Al centro delle tensioni internazionali tra le due guerre mondiali, Trieste tornerà definitivamente italiana solo il 26 ottobre del 1954, data dell’ingresso dei bersaglieri in città.

La mia anima è a Trieste.
(James Joyce)
Per respirare la sua grandezza ottocentesca, che si intreccia con le avventure di coraggiosi finanzieri e moderni esploratori, l’indirizzo giusto per dormire è sicuramente Seven Historical Suites, boutique hotel che si trova all’interno di Palazzo Terni, edificato dalla stessa importante famiglia di Casa Terni Smolars, il più bell’esempio di Liberty della città, poi appartenuto al barone Goffredo de Banfield, famosissimo aviatore austro-ungarico soprannominato “Aquila di Trieste”.
Proprio ai viaggi dei de Banfield negli hotel più belli dell’epoca e alle wunderkammer sono ispirate le sette suites dell’hotel, ognuna diversa dall’altra, che uniscono lo stile impero con oggetti unici di antiquariato e modernariato d’autore, in parte provenienti da antiche dimore siciliane della famiglia dei titolari.

Per respirare, invece, il clima più intimo e raccolto della Trieste “letteraria” potete prenotare al piccolo hotel L’Albero Nascosto, di proprietà dell’antiquario triestino Aldo Stock che lo ha arredato con pezzi, in particolare di art decò, provenienti dalla sua attività, conferendogli l’atmosfera unica delle dimore triestine dei primi del Novecento.


La mattina non può che iniziare partendo dalla colazione in un cafè storico del centro come, a due passi da Seven Historical Suites, la Pasticceria La Bomboniera, splendido esempio di Liberty viennese del 1836, e, dopo una passeggiata lungo il Canal Grande sino alla magnifica Piazza dell’Unità d’Italia, ci si può fermare in quello che è il più bel caffè letterario di Trieste, l’Antico Caffè San Marco.
La sua storia inizia nel 1914, in un edificio delle Assicurazioni Generali, dove Marco Lovrinovich decide di aprire il suo primo locale che negli anni conferma la sua fama di salotto letterario, famoso per le frequentazioni illustri, da Italo Svevo a Umberto Saba, da James Joyce a Claudio Magris. Dopo vari restauri conservativi, che ne mantengono completamente intatti gli arredi originali vincolati dalle Belle Arti, l’imprenditore Alexandros Delithanassis, nato a Trieste da padre greco, già nel business di famiglia dell’editoria, raccoglie la sfida di far tornare il San Marco agli antichi splendori, dando vita ad un concept unico in Italia che ha visto l’apertura, con gestione diretta al suo interno, di una libreria, di un ristorante e di una pasticceria.

Qui, il rito è d’obbligo: scegliete un tavolino appartato, aprite il vostro giornale preferito e ordinate alla maniera triestina un capo in bi (caffè macchiato servito in un bicchierino di vetro) con una fetta di Sachertorte. E non scordatevi di comprare una confezione del loro squisito caffè a marchio Caffè San Marco, acquistato crudo e poi lavorato dalla rinomata Sandalj Trading Company, gustosa miscela per moka di Arabica e Robusta.
Nel pomeriggio si può visitare il Castello di Miramare, e il suo bellissimo giardino, residenza voluta dall’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Asburgo costruito tra il 1856 e il 1860, oppure fare una passeggiata lungo il Sentiero panoramico Rilke, il cui nome deriva dall’omonimo poeta boemo, che collega Sistiana al Castello di Duino.

Trieste, forse, più di altre città, è letteratura, è la sua cultura
(Claudio Magris)
Al rientro è d’obbligo l’aperitivo al tramonto da Pier The Roof, l’unico bar e ristorante sul mare del centro di Trieste, che offre una vista meravigliosa tra i moli del Porto della città, a pochi metri da piazza dell’Unità d’Italia. Qui, alla fine dell’Ottocento, sono sorti i primi circoli velici di Trieste, quando la città apparteneva all’impero austroungarico e, proprio nel molo alla sinistra di Pier The Roof, si trova la più antica società velica dell’Adriatico, lo Yacht Club Adriatico fondato nel 1903.
Potete rimanere per una cena a base di pesce al ristorante di Pier oppure tornare verso il cuore della vecchia Trieste, nel quartiere dove si trovava il ghetto ebraico, e scegliere uno dei tanti bistrot e ristorantini della zona, come La Bottega dell’Antiquario in via delle Beccherie.

Il giorno dopo potete fare colazione da Mimì e Cocotte, bistro bohémien che ospita anche mostre di giovani artisti locali, a due passi da una delle case museo più belle d’Italia, il Palazzo Revoltella, la nostra prossima meta.
Uno dei maggiori attori della Trieste imperiale, Pasquale Revoltella nasce nel 1795 e, dopo essersi trasferito da Venezia, è protagonista di una folgorante carriera che lo porterà a gestire una commerciale di legnami e, reinvestendone i profitti, a diventare tra i primi azionisti delle Assicurazioni Generali. Alla sua morte, avvenuta nel 1869, lascia alla sua amata Trieste il palazzo e tutti i suoi beni, con l’esplicita richiesta che una parte dei suoi averi fosse destinata all’acquisto di opere per il museo.

Il Museo Revoltella conta, infatti, oggi due anime: la dimora privata del barone, ancora arredata esattamente così come la aveva concepita, dandoci quindi il voyeuristico piacere di vedere come si viveva tra gli agi in quell’epoca, e la galleria d’arte moderna, restaurata su progetto iniziale del grande Carlo Scarpa. Le sue sale ospitano le collezioni più recenti del Museo, tra cui capolavori di De Nittis, De Chirico, Guttuso, Pomodoro, e una magnifica selezione di artisti del primo Novecento attivi a Trieste come Timmel e Dudovich.

All’ultimo piano, si svela un’altra grande meraviglia del Museo: la terrazza del palazzo, che nelle sere d’estate ospita un café aperto sino a mezzanotte, da cui si svela un panorama unico che abbraccia la vera anima di Trieste, ricca di contrasti: il Faro che vigila attento sull’orizzonte, i moderni cargo che prendono il largo e, in lontananza, i fabbricati in attesa di restauro del bellissimo Porto Vecchio imperiale.
Quanta bellezza e quanta storia, in un’unica emozionante vista.